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24.05.2022

Hamza

All'età di sette anni andavo al pascolo con le capre, l’asino e la mucca. 
Quando al mattino uscivo di casa, la nonna mi metteva sulla spalla una borsa con un po’ di cibo per la giornata, mi dava due cani e poi via! Tutti in fila verso il bosco. Si tornava solo quando faceva buio. Quando rientravo a casa, trovavo il camino acceso e c’era sempre qualcosa di caldo da mangiare. Quando avevamo bisogno di un po’ di soldi vendevamo un cavallo, o un asino... avevamo poco, ma non ci mancava nulla.

Sono nato e cresciuto in Albania nella dittatura. 
Il nostro dittatore ha comandato per ben 55 anni e ha spogliato completamente il popolo. 
Mi ricordo che mio papà e mia nonna piangevano perché ci avevano portavo via le bestie.
Ci hanno portato via tutto.

Così sono dovuto partire.
Ho preso un barcone e in poche ore sono arrivato in Veneto. In Italia, ho trascorso sette anni e ho lavorato duramente ogni singolo giorno per sopravvivere. 

Ho costruito una casa con le mie mani.
Con tanta fatica e sacrifici, sono riuscito a dare una casa alla mia famiglia a Treviso. Ora lì vivono i miei figli e i miei nipoti.

Poi ho perso il lavoro.
Sono rimasto disoccupato per dieci anni e mi sono arrugginito. Dieci anni sono troppi. Non volevo più essere un peso per i miei figli. Loro dovevano pensare alla loro famiglia e io mi preoccupavo per loro.

Così sono ripartito.
Sono arrivato a Bolzano per cercare lavoro e un nuovo inizio. Sono ripartito da zero. Non avevo nulla, non avevo un posto dove stare.


Ho dormito sotto il Ponte Talvera per tanto tempo.
Poi ho trovato un posto dove dormire presso un centro di accoglienza notturna del Gruppo Volontarius. Il mio letto era il numero 40. Era meglio stare là che stare sotto un ponte, ma dormivo insieme a centro persone e non era per niente facile.
Al dormitorio ho conosciuto gli operatori di Volontarius che mi hanno aiutato a trovare una soluzione per la mia situazione.


Ora vivo temporaneamente in una casa condivisa.
Qui c’è la lavatrice, una bella cucina, un salotto e due bagni. È molto meglio di prima. Purtroppo però non posso comunicare con gli altri coinquilini perché parliamo lingue diverse. Parliamo il meno possibile, ma è comunque meglio che dormire in strada o con altre cento persone.

Faccio l’autista e il giardiniere a tempo indeterminato.
Anche se ho un buon lavoro, non riesco a trovare una casa per me a Bolzano. La vita qui è molto difficile ed è tutto molto costoso.
 

Per me la casa è la cosa più importante. La casa è vita.
È semplice. Tutti lo sanno. Anche se oggi non hanno messo al primo posto la casa, ma tutte quelle carte stampate che chiamano "soldi".

Io metto sempre la casa al primo posto.
Se io ho la casa, ma mi manca il riscaldamento, prendo due legni nel bosco, accendo un piccolo fuoco e mi riscaldo. Se io ho una casa, ma non ho l’acqua calda, vado al fiume, riempio un bidone e riscaldo l’acqua. Ma se non ho la casa? Cosa faccio?
La casa è sempre all’inizio di tutto.


La casa per me va sempre messa per prima.

 

 

Intervista realizzata grazie al progetto LGNetEA