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26.01.2022

Vite tra le mani

Intervista all’artista Samira Mosca

Samira Mosca è una dei 7 artisti che hanno partecipato alla realizzazione di Un’impronta del mondo in Alto Adige, un progetto multimediale che vuole mettere in luce il prezioso contributo che le persone provenienti da ogni luogo del mondo portano in Alto Adige attraverso il loro mestiere. 

Samira ha raccontato la storia, il lavoro e i sogni di undici persone provenienti da diversi luoghi del globo che oggi vivono e lavorano nella nostra provincia. Per farlo ha scelto di usare il mezzo creativo della fotografia, la sua passione fino da quando era una bambina.  

Con il progetto “Vite tra le mani”, Samira Mosca ci racconta la vita degli intervistati attraverso gli oggetti personali di ogni persona. Ad ogni oggetto, a cui è legato un ricordo, un pensiero o una storia, è stata scattata una fotografia che va a costituire un mosaico, un corredo emozionale volto a descrivere la persona nel suo passato, presente e futuro.  

Abbiamo intervistato Samira per conoscerla meglio e approfondire la sua idea progettuale.  

 

Ciao Samira, quando nasce la tua passione per la fotografia? 

Quando ero piccola mi hanno regalato una macchina fotografica giocattolo. Quella è stata la prima volta che ne ho presa una in mano. In famiglia la fotografia è sempre stata presente: mio nonno e mia mamma sviluppavano foto e mio papà si è avvicinato con l’avvento del digitale.  

Durante le scuole medie ho iniziato ad appassionarmi al mondo della creatività e ho scelto di frequentare il Liceo Artistico Pascoli di Bolzano. Lì il mio interesse per la fotografia è cresciuto molto e ho capito che sarebbe stata la mia strada. Così ho scelto di iscrivermi all’Accademia delle Belle Arti di Brescia. 

Cosa ti ha colpito del progetto “Un’impronta del mondo in Alto Adige”? Cosa ti ha portato a partecipare? 

Mi è piaciuta fin da subito l’idea di connettere il mondo del sociale con quello artistico. Sono contenta di aver partecipato a questo progetto perché mi ha dato la possibilità di raccontare storie importanti e positive.  

Nel tuo progetto “Vite tra le mani” hai raccontato le persone attraverso i loro oggetti. Perché?  

Per me gli oggetti hanno un forte legame con i ricordi e con le esperienze che ognuno di noi ha vissuto. Sono un veicolo per ricordare a noi e agli altri la nostra storia.  
Nella mia vita mi affido molto agli oggetti e alle foto come sostegno alle mie memorie perché la mente umana è fragile e ho paura di perdere i miei ricordi. 

“Un’impronta del mondo in Alto Adige” vuole dare una nuova lettura alla multiculturalità altoatesina. Secondo te che ruolo hanno gli artisti nel racconto di questa realtà? 

 
L’arte ci permette di raccontare l’essere umano e di comunicarlo, non solo attraverso dei dati e delle statistiche. Non voglio vedere le persone come numeri: ogni persona è portatrice di un universo a sé stante ricco di sogni, di un passato e di legami. È mostrando le emozioni che traspare l’umanità. L'arte ci può far entrare nel vissuto delle persone e creare una connessione con loro. Se impariamo a vedere la persona come tale, ne gioveremo tutti in termini di arricchimento personale e collettivo.  

 

Scopri il progetto di Samira Mosca “Vita tra le mani” su www.impronta-altoadige.it 

 

 

Un progetto di: Associazione Volontarius ODV 

Sviluppo e direzione artistica: PianoB – Social Design 

Da un’idea di: Monica Rodriguez Natteri 

Con il sostegno di: Provincia Autonoma di Bolzano e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali