Monica e i suoi figli Emmanuel e Alexander

Monica e i suoi figli Emmanuel e Alexander

Mi chiamo Monica, sono un’infermiera e sono la mamma di Emmanuel e Alexander.
Vengo dal Perù e vivo a Bolzano da più di diciott’anni. Appena sono arrivata qui ho trovato impiego nel reparto di geriatria dell’ospedale di Bolzano, ora lavoro presso la residenza per anziani Melitta Care. 

 

Qui ho conosciuto il padre dei miei figli.
Abbiamo creato una famiglia e preso in affitto una bella casa. 

 

Poi è arrivato questo benedetto Covid.
I problemi che sembravano piccoli sono diventati molto grandi. Il papà ha perso il lavoro. Poi ha iniziato a bere e ad essere violento. Urlava così tanto che a volte è arrivata anche la polizia.

 

Le cose andavano sempre peggio e i soldi erano sempre meno.
Facevamo molta fatica a pagare l’affitto. Io mi sono impegnata moltissimo per pagare gli arretrati e per non avere debiti, ma non era abbastanza. Così è arrivato lo sfratto. 

 

Mi hanno detto che con due figli minorenni saremmo potuti rimanere lì, che nessuno poteva cacciarci via.  

Ma come potevamo rimanere?  La situazione era diventata insostenibile con mio marito, non era più vita.  Dovevo andare via da lì, dovevo mettere al sicuro me e i miei figli.

 

Ho tirato fuori tutto il coraggio che potevo trovare dentro di me e ho cercato una soluzione.
Ho chiesto aiuto ad un’amica. Lei è speciale, una di quelle persone che raramente si ha la fortuna di incontrare nella vita. Ci ha aperto le porte della sua casa e ha accolto me e i miei figli. Ci ha aiutato moltissimo in un periodo estremamente difficile. 


Nonostante lei volesse aiutarci e facesse di tutto per farci stare meglio, io non stavo bene. Mi sentivo sempre come un’ospite e non volevo approfittare troppo della sua generosità. 

 

Ho iniziato a cercare un appartamento da prendere in affitto.
Pensavo che sarebbe stato più facile, non trovavo nulla. Ero sola con due figli, facevo anche i turni di notte, dovevo correre avanti e indietro come una matta dal lavoro alle scuole dei bambini. Non riuscivo a gestire tutto, ero disperata.

 

Anche Alexander, che aveva poco più di un anno, non stava bene.
Ha iniziato a cambiare atteggiamento: piangeva sempre, urlava fortissimo, si buttava a terra. Probabilmente era anche per colpa mia, perché sentiva la mia ansia, la mia angoscia.  

 
Mi sono detta “Monica, devi essere forte. Devi stare bene.
Solo così i tuoi figli potranno di nuovo stare bene. C’è il buio, ma sicuramente dopo uscirà di nuovo il sole”.


Ho cercato la forza e mi sono rivolta agli assistenti sociali.
Da sola non ce la facevo più. Un assistente sociale mi ha parlato di LGNet2, un progetto di accompagnamento all’abitare gestito dal Gruppo Volontarius. Mi ha detto che loro potevano darmi un supporto. 

 

Mi hanno offerto una stanza presso Casa Conte Forni, una casa che accoglie persone che si trovano in difficoltà.
Qui c’è una piccola cucina e ho pensato che finalmente avrei potuto cucinare di nuovo per i miei ragazzi. Finalmente era arrivata una porta, una luce, una via di uscita da quella situazione.

 

Certo, una piccola stanza per tre persone non è l’ideale.
All’inizio quando siamo arrivati non è stato facile ambientarsi, soprattutto per Emmanuel, il figlio più grande. Aveva appena iniziato le scuole superiori e qui non è semplice trovare lo spazio e la tranquillità per concentrarsi sui compiti e lo studio. Condividiamo gli spazi con tante altre famiglie in difficoltà e c’è sempre via vai, bambini che piangono e persone che parlano.

 

Ero in pensiero per Emmanuel.
Mi ha chiamato lo psicologo della scuola per comunicarmi la sua preoccupazione: in classe avevano letto che a Bolzano un ragazzo di 19 anni era morto di freddo sulla strada. Emmanuel era rimasto scioccato e non aveva reagito bene. Aveva paura che anche noi prima o poi saremmo dovuti andare a vivere sulla strada senza un tetto.

 

Abbiamo vissuto dei momenti tristi e molto difficili.
Ma qui abbiamo trovato un grande supporto da parte degli operatori e delle operatrici. Piano piano ci siamo abituati a questa nuova realtà e ora abbiamo stretto anche delle grandi amicizie con chi vive qui.

 

Sono molto grata della possibilità che LGNet2 ci sta offrendo.
Ci stanno dando un grande sostengo nel cercare una casa in affitto. Ad esempio Motasem, un operatore di Volontarius, mi supporta nella ricerca degli annunci di appartamenti in affitto e mi accompagna agli appuntamenti con i padroni di casa.

 

Grazie al grande supporto di LGNet2, ho messo da parte tanti risparmi.
Ora avrei i soldi, potrei pagare una grande caparra, dare delle garanzie. È da un anno e mezzo che cerchiamo, ma la casa non arriva. Perché?

 

Per le persone con origini straniere trovare una casa qui in Alto Adige è difficilissimo.
Anche se sono in Italia da quasi vent’anni, i miei figli sono nati qui e ho un buon lavoro con contratto indeterminato, non basta. 

 

Ho telefonato a tante persone che affittavano un appartamento.
A volte, quando sentono che ho un accento straniero, non mi rispondono o non mi richiamano più. Questa mancanza di rispetto mi ferisce, mi dà tanta rabbia. 

 

Mi escono le lacrime, ma sono forte.
Dopo il pianto, mi asciugo il viso e vado avanti. Voglio curare le mie ferite e ricominciare.

 

Sogniamo un piccolo appartamento per noi.
Perché la casa è la struttura di tutto. Ti tiene al sicuro. Ti dà sicurezza. 

 

Quello che è successo a noi può succedere a tutti.
Ai miei figli dico che quando avranno un lavoro e i loro soldi, dovranno ringraziare per tutto l’aiuto e la solidarietà che abbiamo ricevuto e aiutare le persone che si trovano in difficoltà. Dovremmo tutti impegnarci di più per aiutare chi ha bisogno e dare più fiducia alle persone.

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